• 19apr

    copia-di-dscn1286-1-Kathmandù- Pashupatinath, non è solo il tempio hindù più importante del Nepal ma anche il luogo di culto consacrato a Shiva più importante di tutto il sub continente indiano, meta di folle di pellegrini che vi giungono da ogni dove per bagnarsi e purificarsi nel sacro fiume Bagmati. Assistendo al rito della cremazione, avvolti da un mesto odore di incenso e carne bruciata, si riesce subito a captare le differenze tra la nostra religione e la loro. Il cadavere avvolto in un sudario viene posto disteso su di una pira di legna secca che sovrasta il fiume Bagmati. Alla morte del genitore, al primo genito viene rasata la testa sui gradini dei ghat ed è a lui che spetta il privilegio di accendere il fuoco. Durante la cerimonia della cremazione, i cadaveri bruciano sotto gli occhi di tutti. Della paglia viene prima inumidita nelle acque del fiume in modo tale che una volta posta a bruciare sopra il corpo rilasci più fumo. Il fumo che si leva verso l’alto è infatti una sorta di guida, una via da seguire verso il Nirvana. Il rogo arde in un silenzio surreale, rotto da qualche litania e dallo scoppiettio della legna. Arde e arde ancora finchè l’uomo non diventa polvere e le sue ceneri ridate al sacro fiume, che dopo un lungo percorso raggiungerà la madre di tutti i fiumi, la Ganga (Gange).

    -Pokhara- Trek dell’Annapurna La strada che da Kathmandù porta a copia-di-dscn1725-1Pokhara è un bel itinerario, segue il corso dei fiumi che scorrono in profonde vallate e i panorami sono straordinari. E’ proprio a Pokhara che incontriamo sherpa e portatori. Gli Sherpa la cui parola significa gente proveniente dall’Est, sono pastori nomadi provenienti dal Tibet che si trasferirono nella regione del Khumbu ai piedi delle più alte vette himalayane portando con se la religione buddhista. Sono in grado di lavorare e sopportare la fatica a quote molto elevate dove l’ossigeno scarseggia e sono diventati oggi grazie alle prime spedizioni himalayane al servizio degli alpinisti come guide e portatori, il gruppo etnico più noto del paese. Inutile dire che certe barriere sono state abbattute solo grazie al loro contributo. Alcuni portatori che ho incontrato lungo il sentiero erano in marcia con le loro carovane di cavalli da diversi giorni, sopportando pesi e producendo sforzi che piegherebbero le ginocchia a chiunque di noi e colpisce nel vedere uomini così esili camminare con carichi esorbitanti e con ai piedi delle semplici ciabatte infradito. All’inizio camminavo lungo il sentiero senza guardare, con la solita frenesia occidentale, con lo scopo di raggiungere la vetta prima di un’altro. Purtroppo non mi ero accorto che la vera sfida stava più in basso, ai lati del sentiero, dentro ogni capanna, sulle mani consumate di ogni padre e ogni madre, negli occhi lucidi di ogni bambino.

    copia-di-dscn0557-1Agli inizi del 2004 sentii improvvisamente il bisogno di uscire dai soliti canoni di vita quotidiana, di cambiare ritmo, di vivere e vedere in maniera diversa e sentii come una “chiamata”. Scelsi il Nepal senza sapere il perchè, risposta che ebbi poi alla fine: fu il Nepal che scelse me. Partire dall’Italia e arrivare a Kathmandù significa essere catapultati in un’altro mondo, trovare una città e una valle che per certi aspetti sembra essere rimasta inalterata all’epoca del medioevo, dove fognature, acqua, ed elettricità non sono di certo alla portata di tutti. In questo Regno che sorge ai piedi dell’Himalaya stretto tra India e Tibet Cinese, la cultura della gente è ancora intessuta profondamente con la loro religiosità dove la religione è ancora un percorso di vita. Ti accolgono con un Nemastè, il loro saluto a mani congiunte, “salute al divino che c’è in tè”. Il Nepal è un paese che ti permette di staccare totalmente dai canoni occidentali, un paese dove ogni suo angolo diventa un regalo, dove ognuno trova qualcosa da fare, dove ognuno ha qualcosa da vendere magari sulla porta di casa sua, un paese dove il tempo sembra essersi fermato o sembra non essere mai partito. Paesaggi semplicemente indescrivibili, inimmaginabili, resi ancora più vivi da quegli Sherpa stracarichi di cose che salivano e volavano sempre più sù, lungo il sentiero, in alto, coi loro cesti, verso l’infinito.

    Matteo Osanna

    Foto Nepal:

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