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    In questa regione pianeggiante e montuosa, posta geograficamente nell’India centro Orientale, vivono circa p100034762 etnie che discendono tutte dagli abitanti originari dell’India. E’ su di queste colline, dove cresce rigogliosa una verde e lussureggiante vegetazione che si trova la cosiddetta “area tribale”. Queste popolazioni di bassa statura e corporatura esile, con la pelle scura e i capelli crespi, vivono di caccia e allevamento praticando un’agricoltura spesso basata sul “taglia e brucia”. Alla base della loro alimentazione sta il riso, il miglio e il sorgo. Per millenni  queste etnie sono vissute isolate barattando le loro merci con le popolazioni indù. Il contatto con questi ultimi e l’avanzamento delle missioni Cristiane, ha inevitabilmente modificato le loro tradizioni a cominciare dalle case, dove nei villaggi più raggiungibili i tetti di paglia sono stati sostituiti da quelli in lamiera e i muri di fango da quelli in cemento. Gli uomini indossano il dhoti o i pantaloni e le donne dei colorati sari, poche, quelle che indossano ancora i semplici teli di cotone grezzo annodati sulla spalla. E’ ancora cosa molto normale e comune vedere invece una donna piena di tatuaggi, orecchini, collane, anelli e bracciali.

    p1000206Nella zona di Batacuda  le colorate campagne coltivate a riso e le dolci colline sono occupate dai Desia Kondh e  Mallia Kondh. Alcuni villaggi sono raggiungibili tramite la strada, che a volte addirittura è asfaltata. Più ci si allontana dalla strada, più le loro case si trasformano da tetto in lamiera e muri di cemento a tetto di paglia e mura di fango. Al centro dei villaggi che si sviluppano lungo un viale centrale si trova un “totem”, un palo sacrificale in legno, a volte con la testa da bufalo, utilizzato anni addietro come luogo sacrificale di bambini, sostituiti adesso dai bufali che lasciano morire lentamente per ingraziarsi le divinità. Si credono figli della terra e per questo la dissetano con il sangue, perché essa sia prospera. Credono dunque nell’Animismo e attribuiscono le malattie all’intervento degli spiriti. I pali sacrificali sono posti di fronte ad una capanna di legno di colore rosso dipinta col sangue. In questa capanna ci abiterà per due giorni il padrone del bufalo che nella cerimonia verrà sacrificato. Le cerimonie non hanno un giorno preciso dell’anno ma viene scelto un giorno nei mesi di febbraio e marzo, in periodo di plenilunio. Durante il giorno questi villaggi restano quasi completamente vuoti; sia le donne che gli uomini escono a lavorare nei campi, rimangono al villaggio solo gli anziani che spesso si img_9818occupano di custodire il raccolto. Agricoltura e pastorizia sono le loro fonti di vita. Le donne con le loro falci raccolgono il riso in mezzo ai campi che al tramonto assumono tutte le tonalità dal verde al giallo a seconda del grado di maturazione. Crescono anche diverse piante di papaia, cocco e banane. Le donne di queste tribù  hanno le facce tatuate con i motivi della tigre. I baffi sono simboleggiati da due cerchi speculari ai lati del mento. Queste “linee magiche” vengono disegnate in quattro sedute da una donna anziana,  addetta proprio a fare questo. Sembra che il tatuaggio tragga origini dalla credenza di uno sciamano che con la pratica  della magia nera, possa di notte incontrare una donna e trasformarla in tigre. Con il tatuaggio si vuole neutralizzare questa trasformazione indicando che la donna è già una tigre.

    img_0039Spostandoci verso Bisamkatak sulle alte colline Niyamgiri coperte di foreste vivono i Dongariya Kondh. Sono villaggi non facilmente raggiungibili perché disseminati lungo i pendii delle montagne. Si considerano i discendenti del Dio della montagna sacra, che proteggono da secoli. Sono una popolazione abbastanza irrascibile ed aggressiva, ostili agli stranieri perché pensano possano contaminare ed  inquinare i loro totem. Per questo hanno mantenuto intatta la loro cultura tradizionale e i villaggi mantengono la loro originarietà. Prima di entrare in essi, ci sono degli altari che segnano una linea di confine per gli spiriti maligni. I villaggi sono formati da lunghissime case dal tetto in paglia adattate perfettamente ai lineamenti del pendio. Al centro vive il capo villaggio al quale è bene porgere i propri img_0034omaggi e chiedere il permesso per visitarlo. Le donne sono riconoscibili per i tre cerchi che adornano le narici del naso. Non si possono fotografare direttamente previo loro consenso. Le donne sono bellissime, oltre ai tre anelli al naso hanno tatuaggi, indossano orecchini e numerose collane in bronzo e alluminio.  Si pettinano con delle spille e tengono raccolti i capelli con delle piccole falci. Le mani e le braccia sono ornate da anelli e numerosi braccialetti con le decorazioni a rombo che rappresentano il sangue dei sacrifici rituali. In questo villaggio anche le ragazze di giovane età mantengono le tradizioni. Tra i Dongariya, vige l’istituzione pre-matrimoniale dei dormitori.  I giovani si img_0200incontrano in occasioni di feste e danzano insieme a ragazzi e ragazze sfidandosi reciprocamente. Le ragazze cantano canzoni provocatorie ed i ragazzi rispondono a rima. Se si formano delle simpatie, le coppie dormono insieme nel dormitorio comune. Da non perdere il mercato di Chatikona che si tiene il mercoledi mattina, quando le donne Dongariya vestite dei loro abiti e collane scendono in fila indiana dalle montagne con  le cesta piene di verdure e frutti sopra le teste. Un’opportunità di vivere il mercato in mezzo a loro senza avere le seccature che si hanno nei villaggi.

    Attraverso paesaggi straordinari che creano atmosfere img_9926surrealistiche arriviamo a Jeypore dove nelle remote colline a sud, sfruttando terreni poco fertili e trascurati dagli indù vivono i Bonda, una delle tribù più primitive dell’India.  Dire il numero di individui che costituisce questa popolazione è cosa assai ardua ma i numeri vanno dalle 2.000 alle 9.000 unità. La loro esclusione dal contesto dell’India che conta e si sviluppa, l’alta mortalità infantile, il problema della consanguineità e il loro spirito bellicoso che conta ogni hanno diversi morti, provocano un costante decremento della popolazione. Ogni villaggio ha un capo. Alternano ad un’agricoltura non stabile la pastorizia e la caccia che p1000827praticano ancora con l’arco e le frecce. Sono australoidi con tratti somatici mongoloidi nella forma del naso e nel taglio degli occhi. Hanno come aspetto gambe lunghe e vita corta. All’interno dell’etnia ci sono due clan, quello della tigre e quello del cobra e si sposano incrociando i due clan. La particolarità più curiosa della vita sociale è che i matrimoni sono celebrati tra donne adulte e ragazzi. In questo modo la donna ha più possibilità di poter essere mantenuta fino a tarda età senza rischiare la vedovanza. Questo tipo di legame crea però delle tensioni tra i ragazzi sposati perché i giovani sposi non essendo maturi per rapporti sessuali portano a congiungere le donne con altri uomini più esperti creando così, un ferimento nei giovani mariti che per dimostrare il loro coraggio, si sfidano e combattono.  E’ cosa normale incontrare al mercato di Onkudelli gli uomini Bonda con a seguito arco e frecce. Alcuni degli aspetti caratteristici del loro stile di vita img_0441è che fanno una largo uso di distillati alcolici ottenuti dai vari elementi vegetali e anche questo accade al mercato dove si versano in bocca mestoli ricavati dalle zucche pieni di alcool. Sono irrascibili, e se vedono che li fotografi tirano i sassi e non è raro che attacchino lo straniero. Anche le donne Bonda sono facilmente riconoscibili, indossano un gonnellino a righe tessuto al telaio chiamato ringa mentre il petto nudo è coperto da numerosissimi fili di perline che utilizzano anche per ricoprire il loro cranio rasato. Sono favolose, ne rimango sbalordito, è incredibile….sono veramente tribali. L’abbigliamento è completato da numerosi collari di bronzo img_0560o alluminio, bracciali e cinture. Al mercato di Onkundelli oltre ai Bonda si incontrato anche i Boro Gadaba l’unica tribù appartenente appunto al gruppo dei Gadaba rimasta ancorata alle tradizioni e ai rituali. Vivono sulle vicine colline, in case colorate con il tetto in paglia. Raggiungere i loro villaggi significa camminare in mezzo a campi fioriti di colza e dorati di grano in un paesaggio da cartolina. Le donne Boro-Gadaba sono facilmente riconoscibili perché portano infilati alle orecchie enormi e sottili cerchi di bronzo e al collo anelli  in metallo molto più massicci di quelli delle donne Bonda. I costumi sessuali sono molto liberi e le donne hanno piena libertà sessuale. Riguardo alla morte invece praticano la cremazione ed un’usanza tipica è quella di erigere al centro del villaggio sotto un albero uno o più monoliti in memoria dei loro antenati. Circa dieci giorni dopo la morte si organizza una grande cerimonia a cui partecipa tuttoimg_0602 il villaggio durante la quale vengono sacrificati vari bufali e  versati litri di birra di riso. Dopo la cerimonia il defunto ritornerà nella propria famiglia reincarnandosi nel primo bambino che nascerà.

    Non credevo che l’India mi sorprendesse fino a questo punto anche questa volta. E’ impossibile descrivere l’India e tutte le sue indianate. Grande Orissa, un fazzoletto di India fatto di contadini, allevatori e tribù, che ti lascia ad occhi aperti davanti a volti, paesaggi e colori che non dimenticherò mai. Orissa, situazioni affascinanti che accadono in un luogo veramente tribale. Orissa, aria e colore, terra calpestata da piedi nudi. Orissa, un viaggio libero, che ti sorprende e ti coinvolge. “Una grande esperienza in un mondo parallelo al nostro, dove le tante diverse tribù e la terra rossa ti  portano  lontano…. fino a farti pensare a volte, di essere in Africa.”

    Matteo Osanna

    Foto Orissa:

    http://picasaweb.google.com/osannamatteo/FotoOrissaLAfricaInIndia#