• 13feb

    Nairobi, 5 febbraio 2014
    Nel buio della notte potevano essere topi che si muovevano da una tana all’altra, potevano essere gatti randagi che frugavano tra i rifiuti, ma non erano né l’uno né l’altro. I fogli di scatoloni che si aprivano potevano essere uova che si schiudevano alle luci di un novo giorno, ma non erano neppure pulcini.
    Erano bambini, le anime più indifese che intontiti ed ubriachi dal gas della colla, della benzina e dell’immondizia uscivano dal loro guscio fatto di cartoni e rifiuti.
    Non c’è tempo di immortalare i primi momenti per immagini perchè sono loro che ti catturano, ti prendono la mano, te la stringono forte e non ti mollano più. Devi creare un rapporto prima, quello che sta facendo con loro Jack Matika educatore di strada Koinonia Community, che della sua vita ne ha fatto una misssione e che da qualche settimana ha individuato il nuovo gruppo 2014 di “street children” in una discarica a cielo aperto che sorge fra la ferrovia e la strada nei dintorni dell’aeroporto di Nairobi.
    Febbraio per Jack significa coraggio, costanza, regolarità, significa creare un nuovo gruppo di bambini da salvare, che porterà al Rescque Center di Mdugu Mdogo dopo qualche mese di preparazione eseguita proprio in strada fatta di parole e giochi. L’alternativa è chiara, lasciare volontariamente la vita di strada per un tetto sotto il quale dormire, dove mangiare e ricevere un’educazione.
    Febbraio per Jack significa dare tutto se stessi rischiando la propria vita per salvarne altre, ma a volte questo non basta, spesso capita di vedere qualcuno morire il giorno dopo averlo conosciuto, dopo aver già sperato per lui un futuro migliore.
    “Essere qui con loro alla notte – racconta Jack – è sempre un rischio ed un grosso dispendio di energie ma è un nodo cruciale per il forte rapporto di fiducia che si crea. E’ qui che nasce tutto, quando capiscono che puoi capirli, quando vedono che non dai ordini guardandoli dall’alto ma ti abbassi e vivi con loro allo stesso livello. Allora, quando scendi con loro fra i cartoni e respiri l’odore nauseante dei rifiuti che fermentano, allora diventi uno di loro”.
    Lo scorso anno con il gruppo dei bambini di Ngong avevamo bevuto the è mandazi in una baracca chiamata hotel New Paradise che non aveva proprio niente di paradisiaco, quest’anno invece la baracca in cui Jack porta i bambini della “town” a fare colazione,  si chiama Hotel Unikq che non ha niente di unico ma che speriamo anche quest’anno, questo nome così in contrasto con la realtà, porti davvero fortuna.
    Dunque é proprio da qui in strada che inizia la riabilitazione degli “street children”, anche se loro ancora non lo sanno e non sanno neppure che su di loro è sceso un angelo che si chiama Jack Matika Malaika.

    Matteo Osanna