• 20dic

    KATHMANDU’ (NEPAL) – Sembra non passare mai il tempo per Kathmandù, oltre ad essere rimasta negli anni  punto di riferimento dei  viaggiatori di tutta l’Asia, rimane ancora oggi luogo d’incontro e di partenza per chi intende scoprire alcune delle regioni più belle del mondo, quelle valli che si nascondono tra le montagne Himalayane. Qualcosa però è cambiato negli img_0945ultimi anni, di fuochi che bruciano i rifiuti ormai non se ne vedono più per le strade della capitale, così anche di mucche che mangiano gli scatoloni non se ne incontrano tante, mancano anche gli scioperi e le bombe dei maoisti, che per fortuna non esplodono più nelle vie della città. Nel 1996 era stata proclamata dai maoisti la “people war”, una ribellione armata contro il regime monarchico e che dopo oltre un decennio di rivolte erano riusciti ad entrare ed assumere la maggioranza del governo, durata nove mesi e caduta la scorsa primavera. Da marzo dello scorso anno invece, il Nepal non è più un regno ma è ufficialmente una Repubblica. Ma ora, dopo la caduta dell’ultimo governo a maggioranza maoista e di questo nuovo rimpasto politico durato alcuni mesi, si riuscirà a finire di scrivere la nuova Costituzione con tutti i partiti che cercheranno di trarne i propri benefici e con i maoisti all’opposizione? Comunque sia la stabilità di questi anni ha portato benefici solo nella capitale e in qualche altro centro di interesse turistico mentre al di fuori di queste, il Nepal continua a rimanere un paese schiacciato dalla povertà che “vanta” un reddito famigliare tra i più bassi del mondo, dove l’aspettativa media di vita non supera i 60 anni e un abitante su due non sa leggere e scrivere. Il nuovo quartiere di Thamel, è un luogo dove si può trovare di tutto, è il cuore pulsante delle attività commerciali che sembra cercare di bilanciare la povertà del paese ma questo da solo non basta a placare un futuro fatto di incertezze. La speranza sta forse scritta sui volti di quei bambini che si vedono andare e tornare da scuola con le loro divise ordinate. Probabilmente saranno loro una volta istruiti, a dare una svolta importante e portare più benefici a questo paese di quanti se ne siano img_09281visti finora. A testimoniare che almeno la spiritualità resiste ancora non sono solo i templi pieni di gente ma lo si apprezza sopratutto alla mattina, quando sin dall’alba le donne di Kathmandù scendono in strada recando offerte alle divinità. E’ difficile dire esattamente quali religioni seguano esattamente i Nepalesi, sono state censite più di cento etnie molti credono sia nell’induismo che nel buddhismo arricchendoli con elementi di sciamanesimo. Anche il modo di darti il benvenuto ancora resiste, ti salutano con un “Namastè”, il loro saluto a mani congiunte che si traduce letteralmente con “mi inchino alle qualità divine che sono in te” sottolineando in questo modo la sacralità presente in ogni persona. La perla di Kathmandù, è l’area di Durbar Square, ricca di templi dedicati alle tante divinità, è il luogo in cui in passato ai tempi della monarchia, venivano incoronati i re. Tra i tanti templi c’è anche l’edificio dove ha dimora la dea vivente: la Kumari Devi.  La Kumari viene scelta da una particolare casta Newari e per tradizione è una bambina che non ha ancora raggiunto la pubertà e che può avere anche solo quattro anni. Ella deve avere requisiti fisici ben precisi, che vanno dal colore degli occhi alla forma dei denti, dal suono della voce al suo oroscopo. Il regno della Dea bambina finisce con il suo primo ciclo mestruale. Con questo primo segno di pubertà, la ragazzina torna ad essere una comune mortale e iniziano le ricerche di una nuova Kumari. Placatasi dunque l’onda del sogno hippy degli anni settanta, in una città ormai profondamente trasformata dal contatto con l’occidente eimg_0953 dal passaggio di migliaia di alpinisti e trekker attratti da queste montagne, il Nepal ha trovato nel turismo himalayano una delle più promettenti e consolidate risorse economiche, fino a diventare l’industria principale del paese. Questo cuscinetto di terra che separa geograficamente due potenze ormai consolidate come India e Cina e che se potessero lo farebbero subito loro, ha una grossa fortuna: le montagne himalayane. Ben 8 dei “14 ottomila” della Terra si trovano in Nepal e in pochi riescono a resistere al mito della “Dea del Cielo” come lo chiamano i nepalesi o alla “Dea madre della Terra” come lo chiamano i tibetani, o semplicemente come lo chiamiamo noi all’ Everest.

    Matteo Osanna

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