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    dscn16440993-1Lasciata la bianca Arequipa(2.300mt) si percorre una strada che attraversa un paesaggio bellissimo, a tratti desertico, a tratti verde con specchi d’acqua, punteggiato da gruppi di vigogne e greggi di alpaca. Siamo nella cordillera delle Ande. L’ arrivo alla piccola cittadina di Chiway(3.600mt) dopo aver transitato il passo Vizachani che sfiora i 5.000mt. non è per il viaggiatore una delle cose più desiderate. Affrontare seppur in pulmino un dislivello di 2.600mt. in poche ore, vuol dire ritrovarsi talmente frastornati da non capire e ricordare bene quel che si fa. La famosa “Soroche” come viene chiamato qua il “mal di montagna”, colpisce inevitabilmente il viaggiatore con forme più o meno forti di emicranie, nausee e disturbi respiratori. A molti, serve un letto.

    E’ all’alba del giorno seguente che si raggiunge il Mirador del Condor costeggiando il canyon del Colca. Il rapace non vola sbattendo le ali, ma immagine-peru2-119-1plana sfruttando le correnti termiche ascensionali. Cosi, poco dopo le prime luci, quando il sole riscalda la terra e le correnti tiepide salgono, i condor appaiono e si esibiscono in uno spettacolare volo planato. Lo spettacolo è da applausi e mi viene una certa tristezza quando mi dicono che alla morte della sua femmina, il rapace piange e si uccide sflagellandosi al suolo. Il Condor assieme al Puma e al Serpente è uno degli animali sacri del mondo Inca, simboleggia il cielo, l’altro mondo, la vita dopo la morte. Rappresenta la libertà.

    dscn18921091-1Il lago Titicaca(3.800mt) è un posto magico tra la terra a il cielo, un grande lago ricco di luce che ha per sponde l’orizzonte. Su delle isole galleggianti formate dall’intreccio di canne chiamate “totora” vive di pesca e turismo il popolo indios degli Uros. Sprofondare passo dopo passo su questi “tappeti gallegggianti” significa aver sempre la sensazione di affondare. Il Governo per salvaguardare una probabile estinzione di questi indios da un’emigrazione verso la città, incentiva gli Uros a rimanere costruendo scuole e offrendo cure mediche.

    Navigando a sud verso la Bolivia, si lasciano le isole galleggianti Uros e si raggiunge un’isola vera edscn19561134-1 propria: Amantani. Inevitabilmente bagnata non solo dalle acque del lago ma anche dal turismo, l’isola grazie ad una buona politica socialista, riesce a mantenere ancora intatta la vita d’altri tempi. I tetti in lamiera luccicano sopra le case di paglia e fango unite tra loro solo da piccoli sentieri che attraversano gli orti perché le strade non esistono. Donne e uomini vestono dei loro abiti colorati mentre gli animali pascolano accompagnati dalle melodie di un flauto. Amantani non dispone neppure di elettricità e alla sera le finestre delle case si colorano di quella tenue e romantica luce gialla delle candele che si sono accese. Amantani, uno spicchio di terra dove ancora il potere non è arrivato, un posto senza tempo che qualcuno chiamerebbe “solo” campagna, un’ isola e un popolo a due passi dal cielo, protetti da una montagna sacra: la Pachamama (Madre Terra).

    dscn20781197-1La via più bella da seguire per raggiungere la “Città Perduta”, è una camminata di quattro giorni lungo la vecchia strada percorsa e usata dalla civiltà Inca nel pieno del suo splendore. Purtroppo però Machu Picchu è forse il sito archeologico di recente scoperta più visitato al Mondo e quindi molto gettonato. Così lo è anche il vecchio sentiero Inca, il cosiddetto Inca trail, un percorso oggi contingentato dal Governo dove non possono partire più di 500 persone al giorno e che per oltre un mese è già tutto prenotato. Con qualche ora di pulmino si può però raggiungere un’ altra via, un sentiero “non turistico” lungo una cinquantina di chilometri, che dopo un passo a quota 4.600 ti porta ai piedi del Salkantay. L’inizio di questo anonimo trek, parte non prima che i caballeros abbiano eseguito il “sacro rito delle tre foglie di coca” in offerta alla montagna, mentre a terra, cade un goccio di liquore per la Pachamama. Natura incontaminata, vallate che si aprono e si chiudono, ruscelli da guadare, donne che cucinano ai bordi dei campi dove gli uomini lavorano, vette che appaiono e scompaiono. Queste sono le Ande.

    Il sentiero sfiora ogni tanto qualche appezzamento di terra coltivato a patate e si avvicina a qualchedscn21051209-1 capanna dal tetto di paglia che lascia trapelare il fumo e l’odore di una zuppa calda che bolle dentro. Si cammina in pascoli di mucche, cavalli e pecore calpestando spesso i loro sterchi. Ci si trova sotto le nuvole, in mezzo alle nuvole e sopra le nuvole fino arrivare alla montagna sacra: il Salkantay. Raggiungere l’alto valico, è come oltrepassare una porta dopo un sacrificio di fatiche; è il luogo dove ho trovato la chiave magica per Machu Picchù. La sgambata continua lungo questo sentiero non turistico ma che soprattutto ha un cuore, piantando la tenda ogni sera in mezzo a latrine formatesi dallo scolo degli alti pascoli, attraversando villaggi di sole due o tre case che neppure hanno un nome, scendendo in basso lungo un sentiero dove i muli con il loro peso sprofondano fino a farlo diventare un rivolo d’acqua. E poi via, ancora discesa fra altissime cascate fino ad arrivare nel verde sempre più fitto di una foresta tropicale, torturato dai mosquitos e inseguito dalle vespe, sacrificato in una minuscola teleferica appesa ad una fune sopra le impetuose correnti dell’Urubamba. I piedi dei cabalerros in marcia da quattro giorni con ciabatte usurate sono grandi, gonfi, neri, profondamente vissuti.

    copia-di-dscn21611249-1Si arriva la mattina presto al Machu Picchu. E’ qui che si rifugiò l’ultimo Re Inca, in questo luogo circondato da picchi e fitte boscaglie, frequentemente coperto dalle nuvole. Cammino in una fitta nebbia tra i viotoli sassosi del complesso archeologico provando piacevoli sensazioni. Ma quando la terra si riscalda e le nuvole salgono, allora è arrivato il momento di vedere una delle più belle cose che la Terra ed un Viaggio ti possono offrire: “la Città Perduta” di Machu Picchù. Nuvole frettolose appaiono e scompaiono; mi fermo stregato ad osservare dall’alto questa perla, questo gioiello dell’uomo, che ad ogni spiraglio di sole, regala un nuovo spettacolo da incorniciare e capita, come se ogni volta, fosse la prima volta.

    Matteo Osanna

    Foto Perù:

    http://picasaweb.google.com/osannamatteo/FotoPeruLaCittaPerduta#

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